La Madonna del Giorno (30 Settembre 1630) – Apparizione della Madonna a Forno Alpi Graie di Groscavallo, Torino, Italia
ll Santuario di Forno Alpi Graie trae origine nel 1629-30 dalla devozione alla Madonna del Rocciamelone, devozione molto viva nell’animo del protagonista Pietro Garino.
Il secolo XVII è un periodo di storia assai dolorosa per il Piemonte, tormentato da continue guerre combattute dal duca Carlo Emanuele I di Savoia (1580-1630) contro tutti gli Stati confinanti. La guerra trascina con sé altre piaghe, le tasse che gravano sempre più sulle povere risorse della popolazione, la fame e la peste.
Gli abitanti delle valli piemontesi alla loro abituale povera vita di montagna aggiungono l’emigrazione stagionale invernale in città, dove svolgono i lavori più umili e più pesanti. L’unico conforto è per tanti la fede cristiana praticata con fervore.
Un esempio di questa fede lo troviamo nell’operaio Pietro Garino di Giacomo, abitante a Torino, ma nativo di Forno dove ritorna ogni estate. Mosso dalla sua devozione alla Madonna del Rocciamelone egli vi si reca in pellegrinaggio, raggiungendo la vetta la sera del 4 agosto 1629, insieme al capitano Guglielmo Milone e a Bartolomeo Dagna.
Sulla facciata della cappella vede due quadri rappresentanti uno la Madonna di Loreto col Bambino e l’altro San Carlo Borromeo. Il sole e le intemperie ne hanno intaccato i colori. Mosso dalla sua pietà, il Garino decide di prenderli con sé per farli debitamente restaurare e riportarli l’anno seguente al luogo primitivo.
La sera del 7 agosto giunge a Torino e tiene i due quadri nella propria camera di Casa Rapelli, sita nel territorio della parrocchia di San Filippo, e nei primi giorni di settembre li affida al pittore milanese Carlo Antonio Merutto per il restauro.
L’anno seguente, 1630, il Piemonte è tormentato, oltre che dalla guerra e dalla fame, anche dalla peste importata dai Lanzichenecchi discesi dalla Germania attraverso la Valtellina. Il Garino è preoccupato: potrò nel prossimo agosto – pensa – riportare i quadri, secondo la promessa, sul Rocciamelone? Ad agosto la peste miete numerose vittime proprio nei paesi che egli dovrebbe attraversare nel pellegrinaggio. Rimanda quindi a tempi migliori l’adempimento della promessa. Depone i quadri in un cassettone chiuso a chiave, dal quale li estrae ogni sabato per compiere dinanzi ad essi le sue abituali preghiere. Intanto giungono gli ultimi giorni di settembre.
Nella notte di venerdì 27 settembre, egli sente echeggiare una voce, la quale forte e sonora lo chiama per nome. Pensando ad una allucinazione non vi fa caso. Ma la voce si fa risentire allo stesso modo e alla stessa ora nella notte del sabato successivo. Balza allora dal letto, apre la finestra e attende. Davanti a lui c’è solo lo spettacolo di un meraviglioso cielo stellato e si ode unicamente il rumoreggiare dello Stura poco lontano.
Nella notte successiva, tra la domenica e il lunedì, per la terza volta la voce lo chiama. Il Garino vi avverte un presagio. Nel pomeriggio di lunedì 30 settembre si reca a raccogliere foglie di frassino per il bestiame in un suo podere situato sui fianchi ripidi della montagna all’imbocco della Val Sea. Il bosco, che in parte sopravvive ancor oggi attraversato da una lunga scalinata in pietra, è fitto di grandi frassini e faggi.
Salito su una di queste piante, il Garino scorge sulla punta dell’albero i suoi due quadri legati assieme come li aveva deposti nel cassettone. Pieno di stupore scende a terra, si inginocchia, si scopre il capo e a mani giunte prega: “O Beata Vergine SS. e voi San Pietro Apostolo, mio avvocato, per favore ditemi, chi mai ha portato lassù i miei quadri?”. All’istante i due quadri sono ai piedi del frassino.
Pieno di gioia se li pone sottobraccio e ancora in ginocchio, levando gli occhi al cielo soggiunge: “Beata Vergine SS., se io sono degno di domandarvi grazia, ditemi per quale causa sono stati portati quassù questi quadri”. E tosto una nuova meraviglia colma il suo stupore in modo indicibile.
Su di un sasso, tra due donne, appare ritta in piedi la S. Vergine con un velo verde in capo e una lunga veste d’argento risplendente di gemme e di gioielli, che dal collo le scendono sul petto; ha la faccia rivolta ad occidente, la mano sinistra appoggiata sulla spalla di una delle donne, mentre l’altra donna con il braccio sinistro fa atto di sostenere la S. Vergine perché non scivoli sul ripido sasso su cui poggia.
Attratto da forza irresistibile il Garino si porta ai piedi della roccia e nota che i piedi della Vergine sono scalzi, candidi come la neve, e i sandali allacciati da cordicelle.
“ Vi domando, Beata Vergine, siete la Madre di Dio?” supplica trepidante Pietro Garino.
Essa risponde: “Io sono la Madre di Dio, Regina del cielo e della terra. Ti raccomando di dire al Parroco o ad altro religioso, che faccia sapere al popolo che siano più timorati di Dio e diversi da quel che furono finora: allora potrò ottenere dal mio Divin Figlio che faccia cessare la peste che miete tante vittime e che ne siano preservati i paesi che ancora sono sani. Va’ e non temere: io farò in modo che si creda alle tue parole”.
Ciò detto la Madonna alza la mano destra, lo benedice e scompare. Il Garino fuori di sé per la commozione recita le Litanie, poi discende a valle riportando a casa i quadri.
Il mattino seguente di buon’ora si reca a Groscavallo e si presenta al parroco Don Renaldo Teppati, al quale racconta con precisione gli avvenimenti del giorno precedente.
Naturalmente il parroco ne resta colpito, ma per meglio approfondire l’indagine, nel pomeriggio dello stesso giorno, accompagnato da due sacerdoti, si reca a Forno presso il Garino e tutti e quattro insieme salgono al luogo dell’apparizione dove il Garino ripete e precisa nei dettagli il suo racconto indicando i luoghi.
Ritornati a Forno, essi pregano fervorosamente dinanzi ai quadri deposti sull’altare di una cappella. “I quadri – dice il Parroco – oramai sono cosa miracolosa e sacra, quindi stanno meglio in chiesa che altrove. Riponiamoli dunque nell’armadio dove si conservano i paramenti sacri della cappella”.
“No – risponde il Garino – ho promesso di riportarli al Rocciamelone e devo mantenere la promessa, salvo che l’Autorità Ecclesiastica disponga altrimenti”. Se li porta quindi a casa sua accompagnato dal Parroco che li benedice e raccomanda di tenere nella camera una lampada accesa. Il Parroco però continua ad essere perplesso. Da una parte non dubita della sincerità e onestà del Garino, ma dall’altra non riesce a spiegare i fatti meravigliosi da lui narrati. Il mattino del giorno seguente, celebra una S. Messa a Forno, alla presenza del Garino e nel pomeriggio si fa nuovamente raccontare gli avvenimenti del 30 settembre, scongiurandolo in nome di Dio di dire la verità senza aggiungere o togliere nulla.
Al termine gli dice: “Vieni domattina al Campo della Pietra. Porta con te segretamente i quadri; sentirai la Messa, farai la Confessione e Comunione, poi assieme torneremo lassù, collocheremo i quadri sulla pietra sopra cui tu dici d’aver veduto la Madonna. Chissà che Ella non si degni di manifestarsi più chiaramente!”.
Tornato a casa il Garino nella notte estrae i quadri, li bacia devotamente e li ripone nel cassettone nascondendo la chiave nella tasca del suo vestito. Chiude a chiave anche la porta di casa. Ma a notte inoltrata la sente aprirsi.
Balza dal letto, corre a vedere, ma la porta è chiusa come egli l’ha lasciata la sera prima. Al mattino presto fa per aprire il cassettone, riprendere i quadri e recarsi con essi al Campo della Pietra come promesso al Parroco, ma per quanto si sforzi non gli riesce di aprire il cassettone. Chiede aiuto al vicino di casa, Michele Venera, e dopo parecchi tentativi a stento lo apre. Nuova meraviglia: i quadri non ci sono più, ci sono solo per terra i legacci che li tenevano uniti. Corre ad avvisare il Parroco che lo attende al Campo della Pietra nella cappella di S. Rocco.
Intanto gli abitanti dei dintorni, venuti a conoscenza degli avvenimenti, accorrono numerosi al Campo della Pietra, sperando di assistere a qualche fatto meraviglioso. Si organizza subito una processione che sale in preghiera al luogo dell’apparizione; nel frattempo giunge notizia che i quadri sono stati ritrovati sotto il grosso macigno sul quale è apparsa la Madonna. Constatato il fatto, tutti si persuadono che Maria SS. vuole essere onorata in quel luogo.
Il Parroco invita il popolo ad inginocchiarsi e a cantare le Litanie della Madonna.
Il giorno seguente Pietro Garino, su invito del Parroco, in ginocchio e a mani giunte, rinnova sotto giuramento il racconto preciso e circostanziato, davanti a 22 testimoni, tutti di Groscavallo ed il notaio Giacomo Caveglia di Monastero ne stende l’atto pubblico.
I quadri vengono sistemati in apposito reliquiario che si conserva tuttora, e in quell’anno stesso il Garino fa edificare sul luogo delle apparizioni una piccola cappella per la loro custodia.1
La devozione alla Madonna di Loreto in Forno Alpi Graie si diffonde velocemente nei paesi circostanti ed anche in Francia. Ogni estate tanti pellegrini ritornano a pregare con devozione la Madonna. Nel 1752 si inizia la costruzione dell’attuale edificio, ultimato nel 1870, e nel 1977 viene solennemente intronizzata la nuova statua della Madonna nera, al posto di quella antica, asportata da mani sacrileghe.
VIDEO DOCUMENTARIO – solo l’introduzione
2. Breve clip sulle riprese aeree effettuate presso il Santuario di Nostra Signora di Loreto
Fonti:
http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/calendario/2002-2003/8-Madonna_di_Groscavallo.html – autore Don Mario Morra SDB
Nostra Signora di Loreto – Santuario di Forno Alpi Graie, Edigraph Cooperativa, Chieri, 1981.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-8