La Madonna del Giorno (31 Agosto) – (SECONDA PARTE) – Apparizione di Tinos: “La Evangelístria” Nel Isole Cicladi, Grecia
Ritrovamento dell’icona
Il cuore del Santuario è costituito dalla piccola icona della Panaghía dell’Annunciazione, la cui storia si manifesta nella prima metà del secolo XIX a mezzo di sogni e apparizioni. Un umile contadino, di nome Ioannis Kiouzi, molto pio, dalla più tenera età aveva udito gli anziani raccontare che in un luogo di nome Site, situato nel campo di un certo Doxara, si trovava un tempo una grande Principessa che avrebbe fatto rivivere nuovamente la sua sovranità. Per la maggior parte della gente, però, si trattava di una leggenda senza senso.
In seguito, un tale Michele Polyzoi ebbe un sogno: nel febbraio del 1821, all’età di 80 anni, egli vide una Donna di grande splendore che gli diceva con dolcezza: “Vai nel mio campo, quello di Antonio Doxara, scava e recupera la mia santa Icona”. L’anziano si destò e, non senza esitazione, decise di parlarne ad alcuni suoi amici. Dopo tante ricerche risultate inutili, egli informò il suo Parroco che lo condusse dal Metropolita Gabriele. Questi si mostrò indeciso in attesa di altri eventi.
Il 9 Luglio 1822, nel noto Monastero della “Madre di Dio dei Santi Angeli”, una pia monaca Pelagia (vedi icona) ebbe lei pure un sogno: colpita da un profumo molto forte, vide la porta della sua cella aprirsi e una Signora con passo imponente, circondata da grande luce, entrare e avvicinarsi dal suo letto, dicendole: “Alzati in fretta e vai a trovare un tale di nome Stampatello Caldani, e digli da mia parte che non posso più sopportare il luogo in cui mi trovo da tanti anni; bisogna scavare nel podere di Antonio Doxara e darsi da fare per costruire una nuova grande casa…”. Detto ciò, la Donna abbagliante divenne invisibile. Pelagia si alzò sconvolta mentre tutte le campane suonavano per il Mattutino. Non volle però rivelare il suo sogno, per paura di aver avuto una illusione. Trascorsa una settimana, nella notte tra sabato e domenica del 16 Luglio, la stessa Signora, circondata di luce, apparve di nuovo alla monaca molto scossa e le rinnovò insistentemente il suo desiderio. Pelagia, di nuovo indecisa, si chiedeva cosa fare, cosa avrebbe detto la gente, e se questo sogno fosse davvero venuto da Dio…
La terza domenica, il 23 Luglio, prima del Mattutino, la Donna sconosciuta apparve nuovamente e le disse con tono severo: “Perché non hai eseguito il mio ordine e sei così dubbiosa? Perché non hai fede?”. A queste parole la monaca Pelagia si mise a tremare e si svegliò in preda alla paura. Ma anche sveglia ella non smise di vedere la Signora imponente che di colpo sollevò la mano e disse: “Ascoltami per l’ultima volta, Pelagia: se non fai ciò che ti ho ordinato, cancellerò il tuo nome dal Libro della Vita”.
La monaca, più che mai impaurita, ebbe solo l’ardimento di chiedere: “Ma tu, chi sei che mi dai ordine di fare queste cose e che sei tanto adirata con me?”. Allora la Signora sconosciuta, in tutta la sua grazia, indicò col dito il mondo e disse con grande dolcezza: “Terra, annuncia una grande gioia…”. La monaca Pelagia capì subito e, cadendo in ginocchio, ebbe solo la forza di continuare il ‘Megalinario’ della IX Ode del Canone festivo dell’Annunciazione: “Celebrate, cieli, la gloria di Dio”.
Dopo la Messa ella riferì la visione alla Badessa e al Cappellano. Questi, non sapendo cosa fare, la inviò dal Metropolita Gabriele. Il Vescovo di Tinos, che aveva già avuto due altri segni, ascoltò la monaca con profondo interesse: convinto ormai che nel podere del Doxara doveva trovarsi in una antica chiesa una icona della Vergine, egli decise di fare di tutto per ritrovarla e per costruire una nuova chiesa, come richiesto dalla Madre di Dio. Dopo aver fatto suonare le campane, in presenza di tutto il Clero, del Sindaco e di tutti i Notabili, fece un sermone e chiamò tutto il popolo di Tinos a riconoscere il miracolo e a ritrovare l’icona.
Gli scavi cominciarono nel settembre del 1822 e continuarono per due mesi senza interruzione, finché vennero alla luce le rovine di una antica chiesa e le tracce di un pozzo a secco, ma non dell’icona.
La ricerca proseguì fino a quando, il 30 Gennaio 1823, un operaio di nome Vlassi colpì con la zappa qualcosa che si spaccò in due: era l’icona. Dopo averla pulita e risistemata, ci si accorse che era una icona dell’Annunciazione della Madre di Dio, come fatto intendere da Maria, rimasta nascosta in terra per quasi ottocento anni. La notizia si sparse in tutta l’isola di Tinos, le campane si misero a suonare e la gente, emozionatissima, si radunò nel campo di Doxara dove il Metropolita Gabriele, in ginocchio e in lacrime, abbracciava l’icona e cantava assieme ai fedeli il seguente Inno dell’Annunciazione:
“Oggi è il principio della nostra Salvezza
e la manifestazione del mistero nascosto da secoli:
il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine,
e Gabriele porta la buona novella della grazia.
Con lui dunque acclamiamo alla Vergine…”.
(fine SECONDA PARTE – continua domani con Miracoli dell’Icona e la preghiera)
Tratta da:
http://www.mariadinazareth.it/Europa%20Cristiana/Luoghi%20di%20cult…