La Madonna del Giorno (4 MARZO) – SECONDA PARTE – S. MARIA DELLA CROCE, CUBAS DE LA SAGRA, MADRID, SPAGNA

“Il cappellano, il sindaco e tutti gli uomini buoni del luogo, molto devoti di suddetta Signora Vergine Santa Maria, seguiti per tutto il villaggio in grande fervore, portante delle croci, dei ceri e delle candele accesi se ne fu in processione, scalzata, coi bambini ed Inés. Portarono una Croce di bosco per piantarla al luogo stesso dove suddetta Dama gli aveva preso la mano”, attestano le cronache.

Inés sente la Vergine chiamarla “Vieni di qua”. Si ferma la processione e si rimette la Croce di bosco alla veggente che si scosta, per andare con la Vergine Maria, alla sua destra: “Andavano a piccoli passi ma giunsero, non si sa come, in un lampo”, al posto del segno. Allora, Nostra Signora prende la Croce dalle mani di Inés e si inginocchia verso il bosco. Poi alzandosi, la pianta nel suolo “verso mezzogiorno” e si inginocchia di nuovo, “il tempo di un salmo e mezzo”. La vergine Maria chiese ad Inès di inginocchiarsi e di dirlo a tutta la processione e che…. “Si deve costruire qui una chiesa, che si deve chiamare Santa Maria. Ritornerai con la processione. Con alcuni bambini innocenti, resterai davanti al mio altare fino alla notte. Si devono dire due messe in mio onore, al mio altare…. Una volta dette queste messe, dovrai recarti a Santa Maria di Guadalupe (in Estrémadure, Spagna) dove porterai quattro libri di cera. Resterai due giorni. Per la preghiera, il segno sarà disfatto e ritornera”.La processione giunse sui luoghi dove adesso si trovavano, e videro la Croce piantata da Maria e la piccola Inés che ripetè il messaggio. Notando delle leggere tracce di passo, alcuni raccolsero devotamente un poco di questa terra sabbiosa. Poi lasciando là alcuni fusti per custodire la Croce, la processione ripartì per la chiesa dove si fece tutto ciò che Maria aveva chiesto.Fin dal lunedì 10, tutti i paesani che avevano chiamato quelli dei borghi vicini, cominciarono per ripartire “in processione generale in onore e riverenza alla Madonna fino alla sua Croce”. Siccome la Chiesa locale prese seriamente ciò che chiameremmo oggi “una presunta apparizione della Vergine”, organizzarono, fin dal loro ritorno, il processo immediato del caso, nella chiesa Sant’Andrea: in presenza delle autorità religiose e civili, notai compresi per redigere gli atti delle dichiarazioni dei testimoni. Poi partirono il pomeriggio stesso, a schiena di asino ed a cavallo per Guadalupe, a… 150 km, con Inés, suo padre ed alcuni uomini. Quattro giorni di viaggio all’epoca. Al suo passaggio, la mano paralizzata di Inés guarisce un primo malato.

Arrivarono al Santuario di Estrémadure, il venerdì 14 alle tre del pomeriggio. Allora al suo apogeo, il monastero contava cento monaci e non era solamente un luogo di pellegrinaggio per tutta l’Europa ed il Portogallo, ma anche l’ospedale era famoso per essere la migliore e più avanzata scuola di medicina dell’epoca. (Primo luogo al mondo dove si cominciò a praticare delle autopsie, con autorizzazione della Santa Sede)
Buoni fratelli e medici opinarono che la mano ed il braccio di Inés dovevano essere sicuramente malati dalla sua nascita.

Prima sorpresa, Inés non riconosce, quando la vede, la statua della Vergine di Guadalupe, ma la descrive come se vedesse un’altra Madonna, più piccola “tanto minima e tanto coperta di oro, come gli era apparsa e che la guardava”. I monaci allora la chiudono, per la notte, in una cella all’interno di una torre.
Seconda sorpresa, l’indomani mattina: monaci e medici constatano che Inés aveva ritrovato l’uso della sua mano. Come? Non aveva visto la Vergine né nessuno. Come aveva ripreso vita il braccio? E le dita una posizione normale? I monaci riconobbero con umiltà “che essi ne non sapevano niente”.
Sulla strada del ritorno, lunedì 17, uno dei viaggiatori si ammala: dolore ai fianchi e forte febbre (sintomi della peste annunciata?). Si chiede ad Inés di pregare la Vergine affinché La Madonna gli permetta di ritornare a casa. Dolori e febbri spariscono e tutti ritornano a casa salvi.

Mercoledì 19, Inés tornò al Ciroleda e si mette in preghiera. La Madonna gli riappare per quella che doveva essere la penultima volta. La bambina chiede:

– Signora, la vostra Signoria mi ha detto che la mia mano non si sarebbe riaperta prima di ritornare qui. Perché non fu così?
– Nella tua grande fretta ad interrogarmi, hai male compreso. Perché ti ho mandato per ciò, nella mia Casa di Guadalupe, affinché ciò si decida laggiù.
Poi alla domanda di un nuovo segno, La Vergine risponde “Darò loro questo segno…. Beati quelli che senza vedere crederanno”.

Frase stupefacente e che sembra rinviare ad Is 6, 10,; Mt 13, 13-15 e Gv 12, 37-40. Il primo segno che diede la Vergine: la peste che non fece vittime, evitata grazie alla fede spontanea del villaggio. Poi, col passare del tempo, degli innumerevoli miracoli debitamente constatati ed un santuario sempre benedetto.

Fin dal 7 aprile, A. Carrillo di Acuna, Arcivescovo di Toledo, inviò una lettera che autorizzava la costruzione della chiesa chiesta “là dove è apparsa Nostra Signora” chiedendo ai due arcipreti di condurre “con diligenza memorie e notizie supplementari… poiché sentiamo eseguire il nostro servizio per Dio il Nostro Signore”.
Il 23 aprile, venti testimoni furono così separatamente sentiti, con l’aiuto di “lo scrittore privato del Roy… e del notaio pubblico della sua Corte”. Perso e ritrovato, l’atto comprende 36 pagine, di prima mano. I notai registrano delle guarigioni miracolose Se non hanno potuto beneficiare delle verifiche scientifiche di cui dispone la nostra epoca, i racconti sotto giuramento degli otto primi miracoli furono riportati da “il notaio apostolico e scrittore del Roy, notaio pubblico in tutti i suoi regni, Juan Gonzalez di Roa”.
Fin dal 9 aprile, una neonata era tenuta per persa. I suoi genitori chiedono misericordia alla Vergine e propongono di portarla già sui luoghi, a 8 km, nella chiesa in costruzione, e di fare tutte le offerte possibili: la bambina guarisce il 15.
Durante i tre seguenti anni, fino al 1452, il notaio dà atto di trentotto altri casi: guarigioni di malati del cuore, degli occhi, di muti, di malattie di ogni tipo e… di morti già in sudario che si rialzano. Cita anche delle liberazioni inspiegabili di prigionieri e dei superstiti di incidenti funesti caduti in un pozzo profondo, “una farfalla bianca guida uno di essi verso l’uscita, poi su otto chilometri”. Tutti loro, o i loro vicini, hanno invocato “Santa Maria della Croce”, “perché avevano sentito parlare dei numerosi miracoli che compiva” – ed effettuata subito la visita, doni ed ex voto promisero.

A partire da 1452, un altro notaio, Pedro Sanchez di Boro,descrisse i fatti più notevoli: delle vere risurrezioni, come accadde a Lazzaro.
Oggi, una sorgente trovata nella corte del convento, costruita sui luoghi dell’apparizione, sgorga, abbondante, ai piedi della statua di Notre Dame della Croce: si sa, per esempio che la sua acqua ha reso la vista ad un cieco. La costruzione della cappella, “La Casa della Vergine” e di un eremitaggio, cominciarono immediatamente, fin da 1449. A partire da 1464, un gruppo di “Sorelle della penitenza del San Francesco” vivevano in ciò che si chiamava allora il béguinage. Le tradizioni rimangono incerte sul destino della piccola Inés. Diventata vedova, avrebbe finito la sua vita dalle Clarisse di Zamora?

(FINE SECONDA PARTE – continua domani)

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Tratta dai Fonti:

http://www.mariadinazareth.it/www2005/Apparizioni/Cubas%20de%20la%2…

il sito della Diocesi di Getafe (Madrid) www.diocesisgetafe.es

http://apotres.amour.free.fr/page7/CUBAS.htm

http://biscobreak.altervista.org/2014/03/cubas-de-la-sagra/