La Madonna del Giorno (5 Febbraio) – Santa Maria delle Grazie, Este, Padova, Italia
Introduzione:
La grandiosa Basilica della Madonna delle grazie è una costruzione durata parecchi secoli e terminata solo nel 1924. Essa custodisce un’antica Icona della Madonna, dono di un Principe orientale, certo Taddeo, ai Padri Domenicani.
Il popolo di Este ha sempre avuto una viva devozione alla Madonna delle Grazie; segno tangibile ne è la grandiosa Chiesa, vera Basilica, degna di una grande città. La festa principale si celebra il giorno della Natività di Maria; oggi (5 Febbraio) si ricorda la solenne traslazione della venerata Icona dalla antica sede di S. Martino all’attuale Santuario.
Meditare l’Icona dell’Odighitria – “Colei che indica la via”
La pittura dell’icona, nel mondo dell’arte sacra bizantina, non era solamente un esercizio dell’arte, ma rispondeva a precisi canoni che servivano all’artista come indicazioni per creare un’immagine della madre di Dio o dei santi che potessero ispirare il fedele che contemplava il dipinto ad avvicinare la propria anima a Dio ed essere guidato nella preghiera.
Lo stesso pittore si preparava con una cammino non solamente tecnico ma pure spirituale, in quanto egli era consapevole che l’icona, ben dipinta, poteva essere considerata un’opera di Dio stesso, che esprimeva la sua perfezione attraverso le mani dell’iconografo.
L’icona veniva dipinta in genere su una tavola di legno, spesso di tiglio, larice o abete. Sul lato interno della tavola veniva effettuato un solco detto scrigno, al cui interno si iniziava a tratteggiare il disegno.
Un ruolo essenziale è dato dai colori, che fanno capo ad un ben precisa tradizione.
Il blu rappresenta infatti il colore della trascendenza, del mistero della vita divina. Il rosso è invece simbolo dell’umano, e del sangue versato dai martiri, mentre il verde indica la natura, la fertilità e l’abbondanza. La parte terrestre è designata dal marrone. Infine il bianco è il colore dell’armonia, della pace, la rappresentazione della luce divina.
Nell’immagine della nostra Madonna, che appartiene al genere dell’Odigitria, ossia di Colei che indica la strada, con lo sguardo rivolto verso i fedeli, ai quali indica il bambino Gesù che presenta e offre per noi un rotolo che contiene i testi sacri dei vangeli, si intuiscono poi le lettere dipinte, segno dell’ortodossia dell’immagine.
Infatti, dopo l’eresia di Nestorio, il pittore sacro era solito dipingere accanto al volto del Cristo la dicitura “IC XC”, l’abbreviazione greca per Gesù Cristo, e accanto al volto della Vergine i caratteri “MP OY”, ossia Madre di Dio.
L’icona, attribuita ad Andrea Rizo da Candia, è di scuola cretese e risale alla seconda metà del XV secolo: ha quindi più di 500 anni; i suoi colori e la sua conservazione sono però ottimi.
Per effetto della prospettiva inversa, che ha il suo punto di fuga nello spettatore, l’immagine sembra uscire incontro a chi la guarda: lo spettatore viene invaso dall’immagine stessa. E nell’icona ci viene incontro una bellezza più che umana.
Anche in questa immagine Maria non ha nulla di terreno: il suo corpo è ricoperto da ampie vesti, il capo dal velo abituale per le donne orientali che coprono i capelli come segno di modestia. Quello che ci colpisce subito è il volto che, come in tutte le icone, è caratterizzato da labbra piccole, occhi grandi, naso allungato: segni tutti di profondità spirituale, di raccolta contemplazione, di bontà. La bellezza che ci raggiunge è quella dell’amore materno, riflesso dell’eterno Amore di Dio.
Sul velo compaiono tre stelle, rispettivamente sopra la fronte e sulle due spalle, che dicono in linguaggio simbolico che ella fu Vergine prima, durante e dopo il parto. La fede nella verginità di Maria è raffigurata da queste stelle: un’icona mariana che non le avesse, sarebbe ritenuta eretica per i canoni iconici.
Il bambino che ha in braccio non ha il visetto di un infante, ma il volto serio e maturo di una persona adulta: Egli è l’Eterno! Infatti, è raffigurato con una vesta dorata segno della sua divinità e con la stola sacerdotale che lo mostra Pontefice assoluto e unico per il genere umano “in nessun altro c’è salvezza”. Anche la posizione eretta del piccolo lo mostra come se fosse in trono: Cristo è il re e il suo trono è la Madre.
Sia la Madre che il Figlio sono raffigurati con il collo e la fronte gonfi: per le icone bizantine questo è il segno della presenza dello Spirito Santo. Maria esultò nello Spirito dopo essere stata adombrata da Lui: in Lei lo Spirito Santo operò le meraviglie del Creatore. Cristo è ripieno di Spirito quando esulta: nello Spirito vive il suo legame con il Padre.
Agli angoli superiori dell’icona si vedono due angeli adoranti: anch’essi hanno la piccola iscrizione che li definisce. Sono l’arcangelo Michele e l’arcangelo Gabriele: i due angeli che presiedono ai grandi eventi della storia della salvezza. Essi hanno le mani coperte in segno di venerazione e sono un ulteriore segno della presenza del cielo sulla terra.
TRATTA DA:
http://www.latheotokos.it/programmi/FESTE_MARIANE/1–15-febbraio.html
http://www.iconedelveneto.it/icone-e-arte-sacra-a-padova/santuario-…
http://www.santamariadellegrazieeste.it/lodighitria-colei-che-indic…