Maggio, il Mese di Maria (10 Maggio) – SENZA DIO – (“Via da me maledetti, nel fuoco eterno.” Matt. 25, 41)

L’inferno c’è. Lo dice Gesù, lo afferma la Chiesa, lo sapevano i Santi. San Giovanni Crisostomo, tutto fuoco d’amor di Dio, fa dipingere nella sua cella un quadro che gli metta dinanzi agli occhi i tormenti dell’in­ferno. E noi? Noi rifuggiamo dal pensarci, e la nostra vita non è santa. Abbiamo paura: e vorremmo talora persuaderci che Dio non può essere così severo. Ma Dio ha parlato e la sua parola non si cancella. Perché, secon­do il consiglio di San Bernardo, non discen­diamo da vivi nell’inferno, per non discender­vi dopo la morte? Pensiamo piuttosto che Dio ha fatto l’inferno per riempire di santi il Paradiso e che anche la visione dell’eterno castigo è mirabile sforzo della misericordia di Lui, che ci vuol salvi ad ogni costo.

Via da me, maledetti! Queste parole sono senza rimedio: l’inferno è tutto qui. Lontani da Dio nell’eterna maledizione! Per chi ha conosciuto la passione di Cristo, per chi ha meditato i misteri del Cuore di Gesù, e la passione ha deriso e i misteri ha disprezzato, quelle parole avranno la forza e il terrore del fulmine che schianta e incenerisce. E pure l’anima vuole Dio, perché Dio solo è quella vita, quell’amore, quella felicità che l’anima va cercando e sospirando raminga per i cam­pi del mondo. E pure l’anima sente che non può vivere senza Dio, e intanto l’odia, men­tre lo vuole, e intanto lo bestemmia, mentre lo teme. La natura porta l’anima a Dio; il peccato la distacca da Lui e la getta nell’eter­no tormento vestita di maledizione.

Nel fuoco eterno! Ecco la maledizione: il fuoco e ogni tormento. Lo seppe il ricco epu­lone, che aveva gozzovigliato nel mondo: lo seppe e sospirò invano una gocciola di re­frigerio. Ogni danno accompagna l’anima eternamente ribelle e non c’è misericordia per passar di anni, per passar di secoli. L’in­ferno è fuori del tempo, è nell’eternità. L’anima e il corpo avranno tormenti e tor­menti, che si rinnovano e non posano mai, perché l’anima e il corpo vollero il peccato.

O Madre mia, nell’inferno non c’è amore e io voglio amare te e Gesù; liberami dall’inferno. Nell’inferno Dio non c’è che per punire, e l’anima vuol riposare sul Cuore di Lui; sal­vami, salvami! Dannarmi, dopo che Gesù mi ha dato sé stesso sul Calvario e sull’al­tare? Che io pensi, o Maria, alla pena tua e di Gesù, ch’io mi nutra del Corpo e del San­gue del tuo Figliuolo: e sarò libero dalla morte eterna.

ESEMPIO

San ‘Francesco di Sales si trovava a Parigi per compiervi gli studi, quando il Signore volle provarlo con la pena più tormentosa per un’anima dolce e amante come la sua. Permise che il demonio lo persuadesse esser tutto inutile quel che faceva per il Signore, poiché la sua condanna era fissata negli eterni decreti.

In quella notte profonda non un rag­gio di luce gli penetrava l’anima e nessun con­forto gli giungeva al cuore. Invano egli chie­deva l’aiuto di Dio: Dio sembrava averlo la­sciato completamente solo contro l’assalto dell’inferno. E la sua vita parve sfiorire co­me giglio tocco da soffio avvelenato. Ancora qualche giorno di questo martirio e la morte avrebbe cantato vittoria. Ma al martirio il Signore pose fine, conducendo pietosamente Francesco nella chiesa di Nostra Signora di Grès, dove già egli aveva consacrato a Dio la sua vita.

Dinanzi alla statua della Vergine santa, la fiducia sembrò rinascere in quel cuore tormentato. Francesco si gettò ai piedi della Madre e la supplicò di far sì che egli amasse il Signore almeno in questa vita, se doveva esser cosi disgraziato da odiarlo eternamente nell’altra. Non fu sorda all’appello desolato la «Consolatrice degli afflitti»: parve al Santo che d’un tratto gli liberassero il cuore cosi lungamente oppresso; una luce dolce dissipò le tenebre che gli fasciavano l’anima, e nel cuore non fu che gioia di cielo. Da quel giorno la sua pace, dono divino di Maria, non fu tur­bata più.

FIORETTO

Nel dolore ci sia conforto pensare alle pene dell’inferno: queste sono condanna eterna, quello invece salvezza.

GIACULATORIA:

O Maria, che io non bruci nel fuoco eterno.

Tu schiacci l’orrido mostro d’inferno: —  O Madre, salvami dal fuoco eterno.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964

Storia di San Francesco di Sales – http://www.stellamatutina.eu/san-francesco-di-sales/