Maggio, il Mese di Maria (15 Maggio) – CON DIO – (“E cosi saremo sempre col Signore.” 1 Tess., 6, 16.)

Dio è la pace. Cara constatazione, tra la stanchezza crescente di questa vita travagliata. Ci angustiamo per trovar risposo. Sono anni e anni di lavoro senza respiro, sostenuto da questa speranza: domani avremo un po’ di pace, domani diremo a noi stessi: abbiamo lavorato abbastanza, abbiamo da vivere agiatamente, godiamo tranquilli. E proprio allora un diluvio di contrarietà porta via anche l’ombra del riposo. In Dio solo è tutto il riposo. In Lui non v’ha più lacrime, in Lui non c’è tristezza: pace, profonda pace, infinita pace.

Dio è la luce. Quanto abbiamo lottato perché la fiammella della fede non si spegnesse! Ci siamo affaticati per ripararla dai venti che contrastavano sulle vie aperte del mondo. Erano soffi maligni che si sprigionavano ad ogni passo. Come vacillava la debole luce! Se si fosse spenta, si sarebbe spento il conforto della voce di Gesù, di Lui che disse: «Io sono la luce del mondo». E allora dove avremmo trovata la verità? Ma Egli vegliava su noi… Auguriamoci che, quando la morte verrà a chiuderci le stanche pupille, presso di noi la lampada brilli ancora. Sarà allora la luce di Dio. Dio nello splendore dei suoi attributi infiniti, Dio che riempie delle sue ricchezze gli occhi, la mente, il cuore nostro: l’ora eterna di tutta la luce.

Dio è L’amore. In Dio, vederlo è anche amarlo. Povero cuore nostro che ha sospirato quaggiù, di delusione in delusione, un affetto che non cadesse, come cadono i fiori alla prima ventata! Povero cuore! Ogni giorno ha visto crescere la solitudine, ogni giorno ha sofferto per la vanità delle umane parole. Ma c’è Gesù nel piccolo tabernacolo abbandonato, che si ostina a dire all’anima afflitta: «Troverai, troverai l’Amore. Non senti che sono io stesso l’Amore, tutto l’Amore?» Verrà un giorno che non ci saranno più veli né più timori: Dio sarà nostro nella eternità beata dell’amore.

O Madre, sarà proprio così? La fede me lo assicura; fammelo sentire anche tu con la tua voce materna, nell’intimo del mio cuore irrequieto. Serba per questo figliuolo, con la gelosia dolce delle madri, un piccolo posto lassù, e ricordamelo sempre, ma più quando mi vedi stanco e sfiduciato. E sin d’ora vivrò di quella pace, di quella luce, di quell’amore.

ESEMPIO
San Domenico, da vero servitore di Dio, aveva un perfetto equilibrio d’anima. In lui, continuamente a contatto del Signore, non c’era che luce e pace, e la serenità dell’intimo suo traspariva dalla dolce benevolenza del suo volto.

Non riserbando per sé un’ora sola delle sue giornate, passava le notti in preghiera. Spesso, durante la Messa, e più ancora nel momento dell’elevazione, il suo spirito era così unito al Signore da vedere Gesù, presente nell’Ostia. Durante le lunghe veglie di penitenza e di preghiera, se la stanchezza lo vinceva, per un istante egli posava il capo affaticato sulla pietra dell’altare e cosi vicino al Signore il riposo era dolce e le forze ritornavano. A chi gli chiedeva quale fosse il libro che più avesse studiato, rispondeva: «Il libro della carità».


Egli ebbe sempre un culto di predilezione per la Madre del cielo e dà per tutto e sempre predicò la devozione del santo Rosario, del quale fu il primo apostolo glorioso.

FIORETTO
Non attacchiamo disordinatamente il cuore a persone e cose di quaggiù: non dimentichiamo che siamo fatti per il cielo.

GIACULATORIA
Fa’ che all’anima sia concessa la gloria del paradiso.

Madre, quest’anima vuol, nel tuo viso,
veder la gloria del Paradiso.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964