Maggio, il Mese di Maria (14 Maggio) – RISPETTO UMANO – (” Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo” Luca 9, 26)

Gesù vuole anime risolute. Egli ha condannato quelle anime fiacche che, pur di non farsi violenza, pur di non soffrir persecuzione, tentano di conciliare il bene col male, la luce con le tenebre. Tanto più ch’è vano proposito quello, al quale molti si arrestano, di non agir così che nelle piccole cose. Illusione: chi è debole e codardo nel poco,
lo sarà a più forte ragione nel molto. E allora? Oggi si ha paura di segnarsi in pubblico col segno della croce, domani si applaudirà a chi bestemmia Gesù benedetto. Di fronte ai lupi bisogna urlare!

Guai a chi si vergogna di Gesù Cristo! Nel giorno decisivo egli si vergognerà di noi. La sua minaccia non passerà. Come alle vergini stolte, che arrivano in ritardo al banchetto dello sposo, Egli dirà a queste anime codarde: «Non vi conosco» E invano busseranno alla porta della felicità. Né la condanna potrebbe essere più giusta. Hanno applaudito a Barabba, lo hanno portato in trionfo, e a Gesù hanno gettato la sentenza della croce. Sono andati fieri del mondo che odia, che offende, che uccide, che profana; hanno arrossito del volto sfigurato del Figlio di Dio crocifisso, delle sue parole di dolcezza e di santità: che cosa vorrebbero?

Beato chi soffre persecuzioni per Gesù Cristo! Chi ama non si vergogna, non ha paura chi ama ha il cuore più forte della morte. Gesù lo ha detto: chi ama Lui sarà odiato dal mondo; ha assicurato persecuzione a chi vuole essere suo discepolo. Dunque? Il Vangelo è quello che è: a noi di viverlo con la passione dei figli di Dio. San Paolo scriveva sereno che non arrossiva del Vangelo, e quando al Vangelo bisognò rendere testimonianza, offrì il capo alla spada del carnefice. E fu martire santo.

O Vergine pia, tu non arrossisti di Gesù, quand’Egli era il condannato Crocifisso del Golgota. Vivesti di Lui, non volesti che Lui nella tua vita: nulla per te aveva senso, sapore, se non Gesù, Figlio tuo e Figlio di Dio. Aiutami ad amarlo così, a portare così il suo nome e le sue opere nel mio cuore: un giorno sarò beato del premio ch’Egli mi prepara nel cielo.

ESEMPIO
Agostino, il grande dottore della Chiesa, nasce da nobile famiglia a Tagaste nell’Africa ardente. La sua rara intelligenza e il suo profondo amore per lo studio, fanno presto di lui un letterato e un filosofo, mentre le preghiere e le lacrime di sua madre non riescono a farne un cristiano. Gli errori dei Manichei e i piaceri del mondo lo contrastano al cuore di lei e più ancora lo allontanano dal Cuore di Dio. Un’altra madre però, dal cielo, guarda a lui e raccoglie le lacrime di colei che piangeva quaggiù.
A trent’anni, Agostino, già scosso dalla parola di Sant’Ambrogio, rimane tanto preso dal racconto della morte e dei miracoli di Antonio l’eremita, che esclama: «Che cosa mai aspettiamo? Gl’ignoranti divengono grandi e conquistano il cielo e noi, con tutta la nostra scienza, ci inabissiamo nell’inferno!»


Convertito a Dio, nell’intimo travaglio del cuore Agostino rinunzia senz’altro a tutte le speranze e a tutte le promesse degli uomini. Forte della sua fede, senza incertezze e senza ombra del rispetto umano, lascia le scuole dove insegna, gli amici, le ricchezze, gli onori e grida forte al mondo stupito, che gli consacra la sua vita al servizio di Dio. E per Gesù vive nel digiuno, nella preghiera, nella dedizione completa e commossa al bene.
Pochi, come Agostino, hanno conosciuto il Signore, e perciò pochi hanno amato e sofferto come lui.

FIORETTO
Non arrossiamo di farci devotamente il segno della croce in alcuni momenti della nostra giornata, come, per esempio, prima e dopo il cibo.

GIACULATORIA
Aiuta i pusillanimi.

Invitta Martire sul monte atroce,

dà forza ai deboli e amor di croce.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964