Maggio, il Mese di Maria (16 Maggio) – PER ANDARE A DIO – (“Correte in modo da meritare il premio.” I Cor. 9, 24)

La purezza porta al cielo. Gesù ci ha fatto chiaramente intendere che nel regno del Padre suo non c’è posto per chi non è puro. Egli ha voluto esser chiamato l’Angelo di Dio, ed è passato a traverso le case degli uomini lasciando un chiarore di bianchezza immacolata. Ha detto beati i puri di cuore, promettendo loro la visione di Dio; ha voluto il perfetto candore del pensiero; ha sospirato per i suoi discepoli un occhio limpido. E non ha esitato a dare al mondo tutto il sangue suo, perché fosse lavacro ad ogni colpa, sì che ai figli dell’uomo ritornasse candida la stola del battesimo. Nel cielo, al seguito dell’Agnello, non ci sono che anime dalla veste senza macchia.

La penitenza porta al cielo. Gesù sapeva la fragilità degli uomini. Conosceva Pietro, conosceva Giuda. Ma egli è pur sempre colui ch’è venuto dal cielo a salvare quel ch’era perduto, a rintracciare, pastore santo, la pecorella smarrita, a far da medico a tante anime malate a morte. Egli non spegne il lucignolo che crepita ancora, non spezza la canna che ha ceduto al vento… Egli è salvezza. E dice al mondo che si fa più gioia in cielo per un peccatore tornato a penitenza che per mille giusti. Come non rispondere a questo desiderio, a questo invito del Cuore di Gesù? Se macchiammo l’anima, abbiamo fiducia: il dolore redime l’errore.

Ritroviamo la purezza, con la penitenza. Gesù si compiace di lavorar con la sua grazia sulle anime più misere, più disprezzate, più disperate. Oggi Paolo è un ribelle che perseguita Cristo, domani sarà l’Apostolo che scrive, nel rigoglio delle sue Chiese nascenti: «Quel che sono, lo sono per grazia di Dio». Ogni anima può essere terrena felice dei miracoli di Gesù Cristo. Non ha detto il Signore ai suoi discepoli: «Andate… risuscitate i morti?» Riconosciamoci poveri e peccatori, mettiamoci nuovamente in cammino, guardando al cielo, dove Cristo ci invita.

O Madre santa, che sulla terra vivesti vita di cielo, fammi disprezzare la terra. La terra è fango e io voglio un’anima pura. Ma tante volte ho macchiato quest’anima: lavala tu, o Maria, col sangue del tuo Gesù, con la tua mano di Madre: restituiscile il candore perduto, quel candore che Gesù le ha dato con la sua morte di croce.

ESEMPIO
Verso la fine del terzo secolo, Lucia, nome di luce, nata in Sicilia da nobile famiglia, visse le parole del divino Maestro, e col desiderio unico di correre più libera la sua via, dette ai poveri ogni avere. Poi, quando fu povera tra i poveri, consacrò tutta sé stessa a Dio e, nella purezza del cuore, tenendo in mano la lampada accesa, ossia con l’anima ripiena di grazia, attese, fidente e sicura, attraverso l’odio dei persecutori, l’arrivo dello Sposo celeste.

«I cuori puri sono i tempi dello Spirito Santo», ella rispose impavida alle vane lusinghe del giudice, e lo Spirito Santo la fece miracolosamente così forte da rendere impotente contro di lei la tenacia feroce di chi voleva strapparle la purezza dal cuore. Mori tra tormenti, ma fu più che mai splendente di luce. Migliaia di sacerdoti ripetono ogni giorno il suo nome che, a gloria e benedizione, la Chiesa volle scritto nel Canone della Messa.

 

FIORETTO
Se ci fosse qualche vanità nella nostra vita, priviamocene, a sconto dei peccati passati.

GIACULATORIA
Preparami, o Madre, un viaggio sicuro.

Tra spine e triboli aspra è la via,

stella purissima, splendi, o Maria.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964

FOTO:
Santa Lucia – Di Giovanni Battista Salvi – http://www.eltestigofiel.org/lectura/santoral.php?idu=4497, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49305923