Maggio, il Mese di Maria (17 Maggio) – LA MADRE – (“Io sono la madre del bell’amore.” Eccli., 24, 24)
Maria è madre. Ogni cuore di madre racchiude tesori, tanti tesori che nessun figliuolo giunge mai a esaurire e neppure a enumerare. Ma il Cuore di Maria lascia a distanza infinita ogni cuore di madre.
Maria è bella d’una bellezza ch’è più di cielo che di terra; Maria è santa d’una santità che la ricolma di grazia; Maria è buona di una bontà che un giorno le farà sacrificare per amore il suo Figliuolo; Maria è pura d’una purezza che vince il candore della neve; Maria è forte di una forza che accetta ogni martirio. Perché?
Maria è Madre di Dio. Per salvare gli uomini dagli orrori della morte e dal peccato, il Figlio di Dio doveva incarnarsi, diventare anch’Egli povero pellegrino sulla terra. Anch’Egli aveva bisogno di una madre.
Oh, la perfezione di questa donna privilegiata! Dio l’aveva preparata da tutta l’eternità nella sapienza dei suoi arcani con-sigli. E fu Maria: colei che all’annunzio dell’Angelo si smarrisce e si umilia, ma grida al cielo: «Ecco l’ancella del Signore! Fìat!» E il mistero dolce e tremendo si compie: il Figlio di Dio è il Figlio di Maria.
Maria è madre nostra. Avendo accettato d’esser Madre di Gesù, vero Dio e vero Uomo, Maria consentiva a seguire maternamente Gesù nella sua missione dolorosa. Missione di salvezza, quindi missione di rinunzia e di martirio.
Gesù diventava, per volere del Padre il primogenito tra molti fratelli; Maria la madre di questi fratelli di Gesù. Ed erano i fratelli che un giorno le avrebbero ucciso, crocifisso il Figlio: ed ella lo vide il corpo straziato del più bello, del più buono di tutti i figliuoli degli uomini, dall’alto del patibolo si ebbe i carnefici per figliuoli. Era il testamento di Gesù.
Dolcissima Madre, come potrò farti dimenticare il dolore crudele che t’ho dato? E come potrò mostrarmi davvero tuo figlio? Tu sei madre sempre, anche quando io sono cattivo; tu sei disposta sempre a sentire il tuo cuore trafitto da acute spade; ma a che cosa mi gioverà se io non mi scuoto, se io non voglio esserti figliuolo? O Maria, non mi lasciare: una madre non abbandona il figliuolo; con te io sarò salvo.
ESEMPIO
Due brevi giaculatorie erano divenute familiari a San Filippo Neri. La prima: «Vergine Maria, Madre di Dio, prega Gesù per noi». La seconda invece si riassumeva tutta in due uniche parole: «Vergine, Madre»; e al Santo piaceva ridire come in queste due parole fosse l’elogio più grande e più vero di Maria. In esse tutto il miracolo della sua vita, in esse tutta la forza del suo amore, in esse tutta la realtà del suo dolore.
E pensando alla dolce maternità di Maria fa bene ricordare la risposta di San Stanislao Kostka a un religioso della Compagnia di Gesù, che gli chiedeva se amasse molto la Regina del cielo: «Essa è la mamma mia; cosa posso dire di più?» E intanto il suo volto era cosi trasfigurato e c’era tanta commozione nella sua voce da sembrare che proprio un angelo parlasse dell’amore di colei che agli uomini è Madre dolcissima!
FIORETTO
Nella tentazione pensiamo: il peccato fa piangere la mia Madre celeste; voglio evitare il peccato.
GIACULATORIA
Mostra che mi sei madre.
Maria, sono orfano nel mondo anch’io;
per figlio prendimi, Madre di Dio.
FONTI:
“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964
FOTO:
Santa Lucia – Di Giovanni Battista Salvi – http://www.eltestigofiel.org/lectura/santoral.php?idu=4497, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49305923