Maggio, il Mese di Maria (22 Maggio) – PANE DI VITA – (“Io sono il pane vivo.” Giov. 6, 41)
Pane! E l’alimento provvidenziale della vita terrena. Quand’uno ha fame chiede il pane; il pane, se si ha un può di cuore, non si nega a nessuno; è giusto che a nessuno manchi il pane. E come l’occhio si posa con riconoscenza sulla distesa dorata delle spighe che domani daranno pane! L’umanità lavora, combatte la sua battaglia per il pane. E però Gesù ci ha insegnato, nella sua preghiera, a chiedere al Padre del cielo il pane quotidiano per noi figliuoli della terra. E il miracolo si compie magnifico: seminato dalla fatica dell’uomo, il piccolo seme marcisce e domani germoglia e diventa spiga al provvido soffio di Dio.
Pane di vita! Non basta il pane del corpo. Anche l’anima ha la sua fame. Il corpo non è la parte migliore di noi: se il corpo vive, vive per l’anima. E come il corpo ha il suo nutrimento, anche l’anima deve trovare un pane per la sua fame. Quanto lo avevano cercato quel pane le anime! E si erano abbattute stanche e disperate. Il mondo moriva davvero di fame. Venne il Figliuolo di Dio e disse alle anime: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo; se uno mangia di me, non avrà più fame in eterno, né gusterà in eterno la morte.» E le anime ebbero la vita. Il pane vivo, che vive, e dà vita, è rimasto miracolosamente moltiplicato a disposizione degli uomini. «Venite e mangiate – grida Gesù -: chi mangia di questo pane non morrà in eterno.»
Pane d’eternità! Quel pane assicura la vita non questa vita mortale, ma la vita senza tramonto nel senso di Dio. È triste mangiare per morire: ed è la condizione di ogni uomo quaggiù. Ma quando l’anima mangia il suo pane, l’anima sa che mangia per vivere, per vivere sempre. È qui tutto il senso della vita. Se gli uomini lo capissero, come sarebbe affollata la mensa del Padre: gli uomini farebbero ressa intorno ai tabernacoli del Signore e griderebbero a una sola voce: «Dacci il tuo pane, o moriamo!»
O Maria, che desti al mondo il pane vivo, accendi nell’anima la fame per Gesù. Non posso vivere senza di Lui. Non fare ch’io mi contenti di un incontro annuale col Signore, cibo dell’anima mia. Egli è il vero pane quotidiano di chi vuol vivere, e io voglio vivere. Senza Gesù, sento troppo la mia fragilità, sento che non posso vivere e mi avvio fatalmente alla morte. Guidami a Gesù, dammi Gesù, o Maria!
ESEMPIO
Sant’Ignazio, terzo vescovo di Antiochia dopo San Pietro fu illustre per la sua dottrina, ma più ancora per la forza luminosa del suo martirio, uno dei più gloriosi della storia del Cristianesimo. Condannato e incatenato sotto la persecuzione di Traiano, soffre e muore in Roma. «Che il fuoco, la croce, le bestie, la mutilazione del corpo, e tutti i tormenti si abbattono su me, diceva, purché io stringa nel cuore Gesù. Il Vangelo dice: «È necessario che il granello di frumento muoia per portare ricchezza di frutti», e il Santo ricorda le parole divine e ricorda Gesù fatto per noi pane di vita.
E come il Maestro, vuole essere anche lui pane per tante anime che muoiono di fame. Già esposto alle belve, tra i ruggiti dei leoni, nel fervore del suo martirio, Ignazio grida a Dio e agli uomini: «Io sono frumento di Cristo! Piaccia al Signore che io sia stritolato dai denti delle bestie per divenire pane mondo!»
FIORETTO
Facciamo il proposito di ricevere la santa Comunione, prima che termini il mese di maggio.
GIACULATORIA
La carne di Gesù è la tua carne, o Maria.
O trono candido del Cuor di Dio,
fa’ un tabernacolo tu del cuor mio.
FONTI:
“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964