Maggio, il Mese di Maria (24 Maggio) – PECCATO VENIALE – (“Chi disprezza le piccole cose, a poco a poco cadrà.” Sir. 19,1)

Il Signore è morto a causa del peccato. E ogni peccato, piccolo o grande, veniale o mortale, ha reso più pesante la sua croce. Ora, a considerare la leggerezza con cui certi cristiani si lasciano andare alle colpe lievi, si direbbe che essi pensino che Gesù sia stato vittima soltanto per i peccati mortali. Non è forse il peccato veniale offesa di Dio? Non è il massimo male dopo il peccato grave?
Oh, se fossimo abituati a far della meditazione dei dolori di Cristo il nostro pane quotidiano, troveremmo certo nella illimitata raffinatezza dei patimenti del Signore riscontro anche alle nostre colpe così dette leggere. Troveremmo, tra spine più lunghe, più dure, più sanguinose, altre piccole spine che penetrano anche esse nella fronte regale del Figlio di Dio e stillano sangue…

Il peccato veniale è stoltezza e crudeltà. È stolto disgustare chi ci vuol bene, chi è per noi la sorgente di ogni gioia vera: è stolto lusingarci che il Signore non debba tener conto delle nostre debolezze volontarie, e che Egli non ci possa punire per certe piccole soddisfazioni, tanto naturali: è stolto pensare che Gesù possa trattar con la stessa attenzione chi si fa una legge di ogni minimo suo desiderio e chi trascura le delicatezze della sua legge. Ma è anche crudele. È come se dicessimo: Dio è buono e io non posso credere che Egli voglia badare a queste piccolezze. No, non prenderò la lancia di Longino, per trapassargli il Cuore ma aggiungerò solo qualche spina alla sua corona.

L’anima rischia la sua salvezza. Ragionando così, è troppo naturale che Dio, alla fine, lasci un po’ l’anima a sé stessa. E come ci si salva da noi? A forza di correre sull’orlo dell’abisso, si finirà col caderci dentro. E a chi grideremo allora? Come potrà ascoltarci
Colui che disgustammo per non mortificare in tutto le nostre passioni, i nostri capricci, le nostre vanità? La salvezza è frutto di una battaglia risoluta contro le tentazioni piccole e grandi, contro tutto ciò che può essere comunque offesa di Dio. Questo è il pensiero della pietà cristiana.

O Vergine Santa, tu soffristi tanto e tu non hai fatto mai soffrire il Signore. Soffristi per la mia leggerezza, per la stoltezza, per la crudeltà ‘mia nel crocifiggere il tuo Gesù. Ho ragionato tra peccato e peccato: ho evitato le colpe gravi per paura del castigo, ma ho trattato Gesù con negligenza e leggerezza, perché Egli era troppo buono!
O Maria, cambiami questo frivolo cuore di gelo e dammi un cuore tutto fiamma d’affetto per il Signore mio, tanto paziente.

ESEMPIO
Lo Spirito Santo, distributore dei doni celesti, fece di Luigi, giovane principe della famiglia Gonzaga, un vero angelo in terra, riunendo in lui tutte le meraviglie dell’innocenza e della mortificazione. La sua nascita alla vita del cielo precedette quasi la sua nascita secondo la natura, poiché fu cosi grave la minaccia per quella piccola vita, che il battesimo gli fu somministrato al momento stesso della sua comparsa nel mondo.

A soli nove anni Luigi davanti all’altare della Vergine, fece voto di castità, e durante tutta la sua vita fu cosi perfetta la sua purezza di mente e di corpo, che giustamente fu chiamato «uomo senza carne e angelo in carne». Nelle grandezze della sua casa e tra le seduzioni della Corte, la prima grazia del battesimo egli conservò immacolata, senza recar mai la più piccola offesa al Cuore di Dio. A undici anni, ricevette dalle mani di S. Carlo Borromeo, il Pane degli Angeli, e a sedici anni entrò a far parte della Compagnia di Gesù, di cui è una delle glorie più fulgide. A ventidue rivestito della sua purezza come d’una candida veste nunziale, sulla quale brillavano quali perle le sue lacrime di martirio, egli morì vittima del suo zelo durante l’epidemia della peste.

E salì il monte santo di Dio per prender parte al banchetto, cui l’Agnello convita coloro che hanno puro il cuore e le mani innocenti.

FIORETTO
Procuriamo, con l’aiuto di Maria, di non offendere il Signore, anche nelle cose più lievi.

GIACULATORIA

Dammi una vita pura.

O Madre, aiutami ché voglio anch’io,

puro nell’anima, dar gloria a Dio.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964