Maggio, il Mese di Maria (5 Maggio) – IL TEMPO

Il mondo passa: passa rispetto a sé stesso, passa rispetto a noi. Passa perché è nel tempo. Dio non passa perché è nell’eternità. I libri santi cominciano con queste parole: «Nel principio Dio creò il cielo e la terra». Quel principio fu l’attimo in cui Dio diede inizio e misura al tempo. Noi siamo nel tempo e passiamo col tempo. Quel che oggi è tutta la nostra vita, domani non sarà più. Quel domani deve essere la grande preoccupazione del cristiano. Domani il mistero sarà svelato, domani cadranno le ombre, domani sarò dinanzi al Signore.

Che cos’è il tempo? È l’attesa di Dio. «Lavorate finché io ritorni», dice Gesù nella parabola evangelica, rammentandoci che lo sforzo continuo, intimo, fecondo su noi stessi per conquistare l’eternità, fa il tempo, fa la vita. Che sarebbe la vita senza l’eternità? Ebbene il tempo, che misura la vita, è insieme ricchezza o miseria di vita: ricchezza se prepara il cielo, miseria delle miserie se prepara l’eterna condanna.

È dono di Dio il tempo; ma è beato soltanto colui che sa comprendere il dono di Dio, come quello che gli è dato perché, nel lavoro e nel dolore, sappia giungere sino a Lui. Siamo nel mondo per meritare il cielo, per preparare l’eternità. Forse non lo abbiamo ancora compreso.

Santifichiamo e redimiamo il tempo. Il tempo è d’oro: posso quaggiù accumular tesori per il regno di Dio, dove ladro non ruba né tignola corrode. Non sono gli anni vera misura di vita, ma l’amore di Dio, ma il desiderio e l’attività buona. Che cosa ho fatto dei miei anni? Ho vissuto tanto ed ho vissuto così poco! Se Gesù bussasse alla mia porta e mi dicesse: «è l’ora», che cosa avrei da presentargli come prova di vita vissuta per Lui? Muoio ogni giorno al tempo; ma riesco ogni giorno a vivere di più secondo il Cuore di Dio?

O Maria, che facesti misura della tua vita l’amore di Gesù e passasti sulla terra pensando a Lui, lavorando per Lui, soffrendo per Lui, fammi trovar la via per rendere fecondo il tempo, per salvare in eterno la vita. Ho perduto il tempo, ma voglio redimerlo. Aprimi le porte del Cuore di Gesù, dove la grazia sola è misura di vita, dove una lacrima sola può riparare cento anni cattivi. O Madre, abbi pietà!

ESEMPIO
Sant’Ignazio, figlio del signore di Loyola, a quindici anni entrò a far parte della corte del re Ferdinando V. Natura ardente e bellicosa, si dette con passione alla carriera delle armi, ma, in un combattimento, fu gravemente ferito. Durante la lunga convalescenza, in mancanza di racconti guerreschi di cui era entusiasta, gli si dà a leggere il Vangelo di Cristo e la vita dei Santi. La lettura è una rivelazione. Egli comprende l’inutilità delle conquiste terrene di fronte alle conquiste del cielo; intende che la Chiesa ha anch’essa la sua milizia la quale, sotto gli ordini del Vicario di Cristo, lotta per difendere nel tempo gli eterni interessi di Dio e dei figliuoli di Dio. E non esita più.

Ai piedi della Vergine Santa, nella celebre abazia di Monserrato, Ignazio depone la spada, mentre la sua anima generosa, già avida delle glorie del mondo, non aspira che alla più grande gloria di Dio. Nella notte in cui la Chiesa celebra il mistero di Dio incarnato, dopo la confessione delle sue colpe, il giovane fatta la sua veglia d’armi, dalla Madre di Dio è creato cavaliere di Cristo e in breve diviene la grande luce suscitata dalla Provvidenza per combattere le eresie e vincere il mondo.

FIORETTO
Per imparare a santificare il tempo, risolviamo di fare ogni sera, prima di andare a letto, un breve esame di coscienza.

GIACULATORIA         Ave, o piena di grazia.
Maria, di grazia vivo tesoro, d’amar tuo Figlio la grazia imploro.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964