Maggio, il Mese di Maria (6 Maggio) – IL PECCATO

Il peccato è il massimo, l’unico male! E gli uomini sembrano non accorgersene; peccano e tacitamente ripetono con l’empio; «Ho peccato, sì, e che male me n’è venuto?» E dimostrano sempre vera la parola di Paolo Apostolo: «L’uomo di terra non comprende le cose dello spirito». Che male viene dal peccato? Ne vennero e ne vengono tutti i mali, come da unica sorgente avvelenata. Dolore e morte son figli del peccato: il dolore che passa e quello che dimora in eterno; la morte del corpo e quella dell’anima.

Il peccato è abbandono di Dio. Per ben comprendere la malizia del peccato, bisognerebbe conoscere bene il Signore. Ma anche senza pretendere di svelare i divini segreti, dovrebbe esserci visione sufficiente quella che ce n’ha data il Cuore di Gesù: «Padre nostro che sei nei Cieli». Padre! quindi colui da cui ci viene la vita e con la vita la luce dell’intelligenza e il calore del cuore, il sole e le stelle, i monti e il mare, tutto. E noi, suoi figli, non ci ricordiamo di nulla e diventiamo ribelli, a somiglianza dell’angelo della luce che divenne demonio. Son secoli e secoli che il creato risponde docile e giocondo alla voce del Creatore. Ma la prima pagina della storia dell’uomo è segnata dalla rivolta!

Il peccato è il carnefice di Gesù. Se l’uomo non avesse peccato, Gesù non sarebbe morto! Contiamo gli strazi di cui fu intrecciata la vita di Gesù, nell’anima sua dolcissima, nel suo corpo santissimo, e conosceremo tutta la ferocia di questo carnefice. E sapremo quel che noi siamo, e non tarderemo a riconoscere sulle nostre mani le tracce del sangue di Cristo. Non c’è acqua che le possa lavare. Tentò di cancellarle Pilato nel giorno della condanna infame: ma le macchie rimasero. Non c’è che il sangue di Cristo che mondi da ogni peccato.

Madre mia, ora intendo la mia cecità, ora detesto la mia cattiveria. Ti ho trafitto il Figlio, e Gesù mi apre le braccia per darmi il suo Cuore e il suo cielo, mentre io corro stolto all’assassino dell’anima mia, al peccato. O Maria, chi mi salverà, se tu non mi salvi? E come farò, se perderò quaggiù il Signore? Dovrò perderlo eternamente! Portami a Gesù, il buon samaritano; lavi Egli le mie orribili piaghe, e mi nasconda a difesa nella piaga del suo Cuore.

ESEMPIO
S. Giovanni Crisostomo, che con magnifica eloquenza si scagliava contro il vizio di cui era preda la città di Costantinopoli, si attirò l’ira di tutti e più particolarmente dell’imperatrice Eudossia. Ma, fermo nella sua grande missione di bene e sentendo nel cuore lo strazio della passione di Cristo, il Santo preferì tutto soffrire anziché lasciare attaccare i sacri diritti di Dio. A chi, da parte dell’imperatrice, voleva intimorirlo con la. minaccia dei più severi trattamenti Giovanni rispose: «Dite all’imperatrice che Giovanni una sola cosa teme, il peccato».

Il suo coraggio nel combattere il male, per garantire le anime dalla corruzione del peccato, gli valse l’esilio e ogni sorta di sacrifici. Ma fu trionfo del bene!

FIORETTO
Nella tentazione, ricorriamo a Maria; baciamo la corona e pensiamo a Gesù Crocifisso.

GIACULATORIA
Spezza le catene ai peccatori.
O Madre amabile, per le tue pene, spezza dell’anima le ree catene.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964