Maggio, il Mese di Maria (7 Maggio) – CASTIGHI

Dio conosce il peccato. Il suo spirito aleggia sul mondo delle anime e della materia, e nulla sfugge al suo occhio immenso. L’uomo vede la superficie delle cose, Dio penetra le menti e i cuori. Meditava il Salmista: «Dove fuggirò, O Signore, lontano da te? In cielo? Tu ci sei. Negli abissi della terra? Nel più profondo mi raggiungerà ancora la tua condanna. Lontano lontano dove sorge l’aurora? anche lì sarò nelle tue mani. Dove, o Signore?» Non si sfugge a Dio. Chi ha un briciolo di fede sa che Dio esiste, che Dio vede, che Dio non s’inganna.

Dio punisce il peccato. È creatore, e la creatura gli si ribella con ingratitudine immensa; è padre, e il figlio deride la sua autorità; è signore, e il suddito vuol essere stoltamente indipendente. Che cosa farà Dio nella sua giustizia? Deve ristabilire l’ordine deve dare riparazione all’offesa; e l’ordine rifiorisce con la pena, e il dolore ripara l’offesa! Ricordate il primo e il più funesto peccato; come ombra segue la condanna: Morrai!… Ricordate il pervertimento del genere umano prima del diluvio: ecco il grido di Dio: «Distruggerò l’uomo che ho creato! » Ricordate il peccato di David: «La spada non s’allontanerà in eterno dalla tua casa…»

Dio ha punito il nostro peccato nel Figlio suo. La vita dolorosa di Cristo è la punizione tragica delle nostre colpe: «Ha preso su di sé i nostri peccati, ha sofferto in sé i nostri dolori». Ma guai a quell’uomo che, dopo la redenzione, chiude il cuore alla croce sanguinante di Cristo e crede di sfuggire alla giustizia di Dio, perché Dio è paziente. Guai! Dio è buono, infinitamente buono, ma non può dimenticare d’essere giusto infinitamente giusto.

O Maria, è così confitta nel peccato questa mia anima, che quasi non teme più la giusta ira di Dio. È così tutta nella materia e nel male, che volge follemente le spalle al tuo divin Crocifisso e corre cieca ai richiami del demonio, che la conduce alla morte. Arresta quest’anima, o Madre. E non il castigo, ma l’amor di Dio la strappi dal male, ma tutto il dolore straziato di Gesù, tutte le sue parole di vita sacrificata, tutto il suo Cuore aperto e piagato; tutte le lacrime di Madre, o Addolorata!

ESEMPIO

Penitenza e preghiera sono le due grandi forze dell’uomo per placare la giustizia di Dio. E Roma deve alla preghiera di San Gregorio Magno a Maria, se fu salva dalla pestilenza che nell’anno 590 la desolava. Egli ordinò una grande processione propiziatoria, durante la quale lui stesso, scalzo e vestito di rozzo saio, volle portare, alta nelle sue mani, l’immagine della Vergine Santa. Giunta la processione dinanzi a Castel Sant’Angelo, d’un tratto si udì echeggiare una voce: «O Regina del Cielo esulta, poiché Gesù, secondo la sua parola, è risorto!» 

Il pontefice, prostratosi inginocchio col popolo, come ispirato, rispose: «Prega Iddio per noi! alleluia!»

Nello stesso istante un angelo apparve in cima al mausoleo in atto di rimettere nel fodero la spada, quasi a significare che l’Eterno, placato dalle suppliche rivolte a Maria, aveva posto fine al castigo che affliggeva la povera città. E Roma fu salva!

FIORETTO

Prostriamoci dinanzi a un’immagine di Maria e supplichiamola che ci liberi dal peccato, per liberarci dai castighi di Dio.

GIACULATORIA

Santa Maria, soccorri ai miseri.

Soccorri al misero languente e solo: 

Madre santissima son tuo figliuolo.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964