Maggio, il Mese di Maria (9 Maggio) – DINANZI A DIO – (“Chi mi giudica è il Signore.” I Cor. 4, 4)

Il giudizio è cosa di Dio. Nessuno al mondo può pretendere di rivelare il valore esatto di un’anima. «Non giudicate e non sarete giudicati». Dio solo può penetrare nell’intimo del cuore e mettere in luce ogni ombra nascosta; a Lui solo nulla sfugge a tutto per Lui diventa trasparente. Continui pure il mondo ad avventare i sui strali avvelenati contro chi vuole, come e quando vuole, specialmente contro chi non desidera rivivere che la passione di Cristo. Anche Lui, Gesù, fu giudicato dal mondo, e i secoli non vedranno in eterno verdetto più iniquo. Contro il mondo, l’anima ha un appello trionfale in sé stessa: «chi mi giudica è il Signore».

Il giudizio dì Dio è inappellabile. Posso, dinanzi agli uomini, sembrare quel che non
sono: dinanzi a Dio, no. Son quello che sono. E verrà il giorno della rivelazione solenne. Tutto ciò che oggi è occulto, che si ha cura di tener nascosto, apparirà in luce meridiana. «Guardate, dirà Dio a buoni e cattivi, a piccoli e grandi: guardate; questa è la verità, questa è la luce, queste son tenebre. Alla luce la gloria, alle tenebre la sconfitta». E sarà così in eterno: i giusti con Dio, gli iniqui col diavolo. La paglia sarà separata infallibilmente dal grano; al grano si apriranno i granai celesti; alla paglia sarà attizzata fiamma sempiterna.

Siamo sempre pronti! Verrà l’ultimo giorno del mondo; ma sarà preceduto dall’ultimo giorno nostro, la morte. Dato il respiro finale, supremo sforzo nella battaglia terrena, saremo dinanzi al Giudice. E il Giudice è Gesù, l’Amico, il Fratello, la Vittima di ieri… Possiamo guardarlo? O la paura ci prende e ci abbatte, e sentiamo già la condanna irreparabile? E non ci sarà speranza di salvezza?

O Maria, tu sarai certo vicino a Gesù a giudicare le anime e il mondo, nel giorno che
sarà d’ira e di giubilo. Dammi ch’io viva nella legge santa di Dio, per meritare di vedere sul tuo volto lo splendore del Paradiso. Se io dovessi vederti e non riconoscerti, o Maria, dove troverai rifugio? Martellami il cuore, non mi dar tregua s’io pecco; ch’io pianga, ch’io soffra, pur d’essere pronto al giusto giudizio di Dio

ESEMPIO
Si narra nella «Vita dei Santi Padri» che l’eremita Agatone abate, vicino a ricevere il premio di una lunga vita di penitenza, per tre giorni restasse immobile con gli occhi aperti. Ai compagni che gli chiesero cosa facesse, egli rispose: «Aspetto il giudizio di Dio». E quelli: «Temi tu forse quel giudizio?»


Il morente soggiunse: «Per quanto ho potuto, mi son sempre sforzato di obbedire agli ordini del Signore, ma sono uomo e non mi è dato sapere se le mie opere siano state accette a Lui». «Le tue opere non furono sempre secondo Dio?» insisterono i compagni. Ma il vecchio ancora rispose: «Lo saprò di certo, quando sarò alla presenza di Lui, poiché il giudizio di Dio non può essere uguale al giudizio degli uomini». Poi, alle nuove domande, chiese il silenzio: «Per pietà, non parlatemi, poiché è altrove il mio spirito»: e così dicendo, nella serena attesa dell’eterna giustizia, rese gioiosamente l’anima a Dio.

FIORETTO
Asteniamoci da ogni giudizio, e interpretiamo in bene, per quanto possiamo, le azioni del nostro prossimo.

GIACULATORIA
Ch’io sia difeso da te, o Vergine, nel giorno del giudizio.
Madre, nell’ultimo giorno del pianto tu, buona, accoglimi sotto il tuo manto.

FONTI:

“MAGGIO” – Sua Ecc. Gilla Gremigni, M.S.C. Arcivescovo di Novara (XII Edizione) – Ed. Coletti Editore Roma 1964