Novena a San Francesco d’Assisi – 8° GIORNO – Come s. Francesco seppe soffrire sorridendo.

8° GIORNO – Come s. Francesco seppe soffrire sorridendo (Fratello Fuoco e Sorella Dolore)

Sono state numerose e dolorose le malattie sofferto da S. Francesco, ma esse non lo privarono mai della sua proverbiale letizia; soffrì, infatti, sorridendo e ringraziando il Signore per le sofferenze. Considerò anche le malattie un’espressione della bontà di Dio e attese la morte cantando.

Aveva una grave malattia agli occhi ed il male sembrava progredire di giorno in giorno per mancanza di cure. Stava per perdere la vista, ma rifiutava ogni cura perché’ era sempre molto severo con il suo corpo. Quando frate Ella e il Cardinale Ugolino riuscirono a convincerlo ad “usare con minori scrupoli qualche riguardo per il suo male”, la malattia ora così grave che richiedeva grande competenza da parte dei medici e “dolorosissimi mezzi di cura”.

Nella primavera del 1225, la malattia agli occhi era tanto peggiorata che Francesco “non poteva scorgere la luce del giorno né quella del fuoco durante la notte”. Partì allora per andare da un medico che tutti dicevano espertissimo nella cura di questo male. Francesco portava un grande cappuccio fatto dai frati e sugli occhi una benda di lana o lino cucita al cappuccio, perché’ vedere la luce gli causava fortissimi dolori.
Il medico pensò di curarlo con bruciature. Portò un ferro o lo fece arroventare davanti al Santo, il quale cercò di darsi coraggio dicendo al fuoco:

“Frate fuoco, nobile e utile creatura tra le creature dell’Altissimo, usami cortesia in quest’ora: un giorno io ti ho amato e ancora voglio amarti per amore di quel Signore che ti creò. E prego il Creatore nostro che temperi il tuo calore, perché’ io possa sopportarlo”.

Terminata la preghiera, benedisse il fuoco. I frati presenti fuggirono tutti, presi dalla pietà e dalla compassione. Quando il medico ebbe finito la dolorosissima operazione, i frati rientrarono e S. Francesco raccontò loro di non aver sentito dolore alcuno e neppure il calore del fuoco. Anche il medico, molto meravigliato, confermò che il Santo non si era neppure scomposto e disse:

“Fratelli, avrei temuto non solo di lui, debole o infermo, ma anche di uno forte e sano, che non avesse potuto sopportare una cottura così forte. Ne ho fatto esperienza in altri”. “Per quasi due anni ebbe a sostenere queste sofferenze con pazienza o umiltà, di tutto rendendo grazie a Dio”.

Quando S. Francesco ricevette le stimmate, le sue sofferenze furono notevolmente accentuate.

“Quelle piaghe santissime, in quanto gli erano impresso da Cristo, gli dettero al cuore grandissima allegrezza, niente di meno alla carne sua e ai sentimenti corporali a cui davano intollerabile dolore”.

Per poter camminare e perché non si vedessero le ferite ai piedi, indossò dei “calzerotti di lana” mettendo un pezzetto di pelle sulle ferite per evitare il contatto con la lana ruvida. Dopo aver ricevuto le stimmate scese da La Verna e, come racconta S. Bonaventura: “Incominciò ad andare soggetto a molte e varie malattie”.
Francesco sopportava tutto con gioia, giungendo a considerare le malattie come sorelle. Infatti, il Celano racconta:

“Fu un vero miracolo che, così affranto per le sofferenze in ogni parte del corpo, avesse ancora la forza di resistere. Pure queste angosce non le chiamava pene, ma sorelle”.

Proponimento

– chiediamo a Francesco la sua gioia e serenità nelle malattie, pensando che la sofferenza è un grande dono di Dio in vista della nostra gioia futura;
– seguendo l’esempio di Francesco, sopportiamo le malattie con pazienza e senza far pesare il nostro dolore sugli altri;
– cerchiamo di ringraziare il Signore non solo quando ci dona la gioia, ma anche quando permette le malattie.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria

S. Francesco, prega per noi.

 

Fonti:

https://www.novena.it/il_punto/per_ogni_occasione/preghiera172.htm